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POLITICA

Dopo il Referendum

Quirinale, la carta del Renzi bis

In mancanza di un altro governo, il capo dello Stato potrebbe rinviare Renzi alle Camere per verificare i numeri della maggioranza e giungere a un reincarico. Idea alla quale si sta lavorando tra i vari Palazzi

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di Elisabetta Marinelli
Difficile decifrare cosa abbia in mente Matteo Renzi in queste ore. Non parla con nessuno, dicono in ambienti di partito, “ma è chiaro che come sempre non giocherà di rimessa, alla meno".

Che vuol dire questo? Renzi lo ha scritto chiaramente nella e-news di ieri: se il Parlamento vorrà il voto subito "si aspetterà la Consulta" e si voterà "con le leggi elettorali attuali modificate dalla Consulta", altrimenti se vuole andare avanti con la legislatura "i gruppi parlamentari dovranno dare la disponibilità a sostenere un governo" di responsabilità. Ma gia' ieri dai partiti del No è arrivata una sostanziale indisponibilità, mentre l’ipotesi di andare a votare con l'Italicum così come sarà modificato dalla Consulta non coincide con l'indicazione del presidente Mattarella che ritiene "inconcepibile" andare al voto con due leggi non omogenee. Un'ipotesi bocciata come "incomprensibile" anche dall'ex presidente Giorgio Napolitano, che ieri pomeriggio ha avuto una conversazione telefonica con Renzi.

La carta del Renzi-bis
E allora? In mancanza di un altro governo, Mattarella potrebbe giocare la carta del Renzi-bis, ma a tempo. Potrebbe rinviare Renzi alle Camere per verificare i numeri della maggioranza e giungere a un reincarico. Idea alla quale si sta lavorando tra i vari Palazzi e sulla quale spinge Dario Franceschini, e il premier non sembra piu' chiudere a priori. Un reincarico permetterebbe di varare i decreti necessari, affrontare l'emergenza Mps e attendere il pronunciamento della Consulta sull'Italicum previsto per il 24 gennaio, anche se il punto centrale resta il tema delle elezioni anticipate. Un'opzione sul tavolo e' dunque quella di un governo di un anno.

Qualora invece dovessero venire a mancare le condizioni, ipotizzano fonti parlamentari dem, si potrebbe pensare a un altro esecutivo, guidato piu' da Gentiloni che da altri esponenti come Delrio o Franceschini. Anche quest'ultimo, dopo aver invitato Renzi ad ascoltare Mattarella e a frenare sulle elezioni subito, non escluderebbe di sostenere l'attuale ministro degli Esteri. Sara' la prima carica dello Stato a tirare le somme ed eventualmente, nel caso in cui non ci dovessere una convergenza su una 'exit strategy' della crisi e in presenza di un no di Renzi a un reincarico, esplorare la 'pista' istituzionale. Il 'refrain' di Renzi resta pero' quello di un'assunzione di responsabilita' da parte di tutte le forze parlamentari ma dalle consultazioni che cominciano oggi dovrebbe emergere tutta la distanza degli altri partiti su una soluzione condivisa.

Si conferma l'asse Lega-Fdi per elezioni subito, Berlusconi più cauto
"Elezioni subito o il 17-18 dicembre scendiamo in piazza", proclama in queste ore Matteo Salvini. E anche i Cinque stelle (in delegazione al Quirinale non ci sarà Beppe Grillo), paventando un accordo degli altri per fare una legge elettorale "contro" di loro, confermano la richiesta di voto anticipato con l'Italicum, dopo aver modificato la legge elettorale per il Senato. Silvio Berlusconi tiene Fi su una linea di responsabilità, con la disponibilità a sedersi a un tavolo per le riforme, ma non va per ora a 'vedere' le carte della proposta di Renzi e si affida al ruolo di garanzia di Mattarella. Anche Giorgia Meloni, che non vuol restare fuori dalla partita, ieri ha chiesto al Cav di ''fare un tavolo elettorale del centrodestra per una proposta condivisa". La presidente di Fdi, però, teme di arrivare alla scadenza naturale della legislatura, e sollecita un intervento di ''Mattarella per ottenere dalla Corte costituzionale un giudizio immediato''. Fdi e la Lega, insomma, sono per il voto anticipato, mentre Berlusconi non spinge.