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ECONOMIA

Impatto della pandemia più forte tra gli stranieri

Lavoro, Istat: occupazione sotto la media Ue anche tra i laureati

L'Italia continua a registrare la più alta quota di Neet nella Ue27, decisamente più elevata di quella osservata in Spagna (17,3%), Francia (14,0%) e Germania (8,6%)

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Nonostante il premio occupazionale dovuto all'istruzione, in Italia il tasso di occupazione resta inferiore alla media europea anche tra i laureati (80,8% tra i 25 e i 64 anni contro 85,5% dell'Ue27) oltre che tra i diplomati (70,5% contro 75,7%). Il divario con l'Europa nei tassi di occupazione si amplia tra le giovani generazioni - per tutti i livelli di istruzione - e diventa massimo per chi è appena uscito dal percorso formativo e si trova nella fase di primo ingresso nel mercato del lavoro. Il differenziale di genere resta importante tra i laureati, nonostante si riduca all'aumentare del titolo di studio. Lo rileva il report dell'Istat su 'Ritorni occupazionali dell'istruzione nell'anno 2020' secondo il quale continua a crescere il vantaggio della laurea rispetto al diploma.

Nel 2020, rileva l'Istat, il tasso di occupazione della popolazione tra i 25 e i 64 anni registra una riduzione di 0,8 punti, attestandosi al 65,6%. L'impatto della pandemia Covid-19 è stato più marcato per chi ha un basso livello di istruzione: il tasso di occupazione è sceso di 1,1 punti per la popolazione con al massimo un titolo secondario inferiore, di 0,9 punti tra chi ha raggiunto il diploma e di 0,6 punti tra i laureati. Il vantaggio di un laureato rispetto a chi ha raggiunto al massimo la licenza media è di 29 punti percentuali.

Dal 2008 a oggi, il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma è cresciuto, mentre quello dei diplomati rispetto a coloro che hanno un titolo di studio più basso è diminuito; a ciò ha contribuito la dinamica dei diplomati che, rispetto agli altri, hanno registrato una perdita di posti di lavoro più forte durante la crisi iniziata nel 2008 e una successiva ripresa decisamente più debole.

I divari di genere diminuiscono al crescere del titolo di studio. Un più elevato livello di istruzione, rileva ancora l'Istat, contribuisce a ridurre il divario occupazionale di genere, sebbene resti più marcato di quello medio europeo e di quello di altri grandi Paesi europei: il differenziale tra i tassi di occupazione è pari a 32,1 punti tra coloro che hanno un titolo secondario inferiore, scende a 20,2 punti per i diplomati e si riduce a 9,1 punti tra i laureati. Il vantaggio occupazionale derivante da un più elevato livello di istruzione è più marcato per la popolazione femminile.

Nel 2020, le donne con un titolo secondario superiore hanno un tasso di occupazione di 25,5 punti superiore a quello delle coetanee con basso livello di istruzione (vantaggio quasi doppio rispetto a quello degli uomini) e la differenza tra i tassi di laureate e diplomate è di 16,6 punti (vantaggio più che triplo di quello maschile). Tra gli uomini con medio e basso livello di istruzione e tra le donne con medio e alto livello di istruzione il calo è stato simile. Rispetto al 2019, il vantaggio occupazionale è quindi generalmente stabile. Fanno eccezione gli uomini laureati che vedono crescere il proprio vantaggio occupazionale di un punto percentuale rispetto a coloro che hanno un medio-basso livello di istruzione.

Italia continua a registrare la più alta quota di Neet nella Ue27
L'Italia, spiega l'Istat, continua a registrare la più alta quota di Neet nella Ue27, decisamente più elevata di quella osservata in Spagna (17,3%), Francia (14,0%) e Germania (8,6%). La crescita della quota di Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi formativi) è stata massima tra i giovani con un titolo secondario superiore, leggermente inferiore tra chi possiede un titolo terziario, praticamente nulla tra i giovani con basso livello di istruzione. Neet sono in aumento soprattutto tra i cittadini non italiani. Con la pandemia meno Neet alla ricerca attiva di lavoro. Oltre sei Neet, su 10 rileva l'Istat, sono senza esperienze di lavoro.

Impatto della pandemia più forte tra gli stranieri
Impatto della pandemia più forte tra gli stranieri. La pandemia del 2020 ha avuto un impatto molto forte sull'occupazione straniera. Il tasso di occupazione si è ridotto per tutti i titoli di studio (-3,9 punti per basso, -3,2 per medio e -4,7 per alto livello di istruzione) più che nel resto d'Europa, in particolare tra i laureati. In Italia, solo il tasso di occupazione degli stranieri con basso livello di istruzione è superiore alla media europea; quello degli stranieri con un alto titolo di studio è infatti significativamente inferiore e nel 2020 il divario con l'Europa è ulteriormente aumentato.