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SANREMO

La serata delle cover

Omaggio al maestro Franco Battiato: il suo silenzio pesa come l'assenza del pubblico

Partecipazione speciale della voce "inedita" di Franco Battiato. "Per lasciare intatta la sacralità della canzone, non avremo accanto alcun ospite", dice Lorenzo Urciullo, alias Colapesce

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di Antonio Emilio Caggiano
Questa sera omaggio a Franco Battiato con il duo, Colapesce e Di Martino, che interpretano la canzone "Povera patria" nella serata dedicata alle cover. Nella canzone è stata inserita una partecipazione del maestro con una voce "inedita" inserita nel finale.

Povera patria è una canzone di Franco Battiato presente nel disco “Come un cammello in una grondaia”, pubblicato nel 1991 e presente anche nell’omonima raccolta pubblicata nel 2010.

Povera patria si aggiudica nel 1992 la Targa Tenco come “Miglior Brano dell’Anno”.

Nella canzone emerge lo sguardo di distanza che Battiato vede dal suo concetto di governo. Davanti ai suoi occhi, i governati assistono, con indifferenza, a quello che li circonda, dai morti ammazzati per mafia alle risse negli stadi. Un mondo, un popolo che si sente privo di qualsiasi diritto, in balia di un ordine delle cose sempre più necessario. Si attende la rifioritura del Paese, un equilibrio sempre più lontano e con un tema ancora attualissimo, a decenni dalla sua pubblicazione.

Povera patria
Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos’è il pudore
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
E tutto gli appartiene
Tra i governanti
Quanti perfetti e inutili buffoni
Questo paese devastato dal dolore
Ma non vi danno un po’ di dispiacere
Quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
No cambierà, forse cambierà
Ma come scusare
Le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali
Me ne vergogno un poco e mi fa male
Vedere un uomo come un animale
Non cambierà, non cambierà
Sì che cambierà, vedrai che cambierà
Si può sperare
Che il mondo torni a quote più normali
Che possa contemplare il cielo e i fiori
Che non si parli più di dittature
Se avremo ancora un po’ da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare

Battiato a Sanremo
La carriera discografica di Franco Battiato inizia con una canzone sanremese. Era il 1965 e la rivista "Nuova Enigmistica Tascabile" allegava al numero del 20 febbraio un 45 giri contenente 2 brani: nel lato A l’esordiente Francesco Battiato interpretava, accompagnato dal complesso de “Gli Enigmisti”, “L’amore è partito”, una canzone proveniente direttamente dal 15° festival di San Remo dove era stata presentata da Beppe Cardile & Anita Harris.

Il brano non è passato alla storia per nessuna delle due interpretazioni. Tutt’altra sorte invece ebbe la prima vera partecipazione di Battiato al festival. E' l'anno 1981 quando Alice porta sul palco dell’Ariston “Per Elisa”. La canzone vince il festival.

Due anni dopo Battiato ci riprova con una esordiente. E’ la sudafricana Sibilla (al secolo Sibilla Mostert) che interpreta “Oppio”. Purtroppo dei problemi tecnici impediscono a Sibilla di cantare al suo meglio e l’esibizione è un mezzo disastro.

Torna nel 1999 quando, in veste di ospite speciale fuori concorso, presenta con l’aiuto della maestra di wushu Li Rong Mei un mini-set dal vivo costruito su alcuni brani estratti dal suo album “Gommalacca” e precisamente “Shock in my town”, “Il mantello e la spiga” e “Vite parallele”.

Quando torna a competere Battiato torna a vincere. E’ il 2003 e al festival partecipa Giuni Russo che interpreta magnificamente “Morirò d’amore” e Battiato ne cura la produzione e l’arrangiamento.

Questa sera
“Non cambierà, non cambierà / No cambierà, forse cambierà”. L’interrogativo del ritornello di Povera patria, il celebre brano che Franco Battiato pubblicava esattamente trent’anni fa, rimbomberà nel teatro Ariston. A riproporlo saranno due discepoli del maestro di Milo, il siracusano Colapesce e il palermitano Dimartino.

"Per lasciare intatta la sacralità della canzone, non avremo accanto alcun ospite", sottolinea Lorenzo Urciullo, alias Colapesce. "Non volevamo aggiungere sovrastrutture che avrebbero potuto deformare la canzone". Un omaggio al Maestro, il cui silenzio pesa come l’assenza di applausi e di spettatori in questo Festival dell’era Covid.