I due cani di Biden allontanati dalla Casa Bianca
Uno dei due first dogs è stato protagonista di un comportamento aggressivo
I due pastori tedeschi del presidente Usa Joe Biden e della first lady Jill Biden hanno dovuto lasciare la Casa Bianca e sono stati riportati nella residenza della famiglia in Delaware la scorsa settimana dopo che il più piccolo dei due, Major, ha avuto un comportamento aggressivo. Lo riporta Cnn. Major, adottato da Biden nel novembre 2018 da un rifugio per animali del Delaware, avrebbe morso un membro della sicurezza della Casa Bianca. Le condizioni esatte della vittima sono sconosciute, tuttavia l'episodio è stato talmente grave che i cani sono stati trasferiti a Wilmington. Per Major e Champ, ha comunque sottolineato una fonte, è normale stare in Delaware quando la first lady è in viaggio.
Chi lo ha visto alla Casa Bianca descrive un pastore tedesco poco più che cucciolo che salta, abbaia e si 'lancia' verso lo staff e gli agenti della sicurezza, protagonista di quella che sembra una favola, dal canile alla Casa Bianca.
Da tempo ormai, l'ingresso di cani e gatti alla Casa Bianca è un momento di comunicazione politica, un altro di quei "segni" con cui un Presidente cerca di marcare il carattere della propria amministrazione. Donald Trump aveva scelto di violare questa tradizione non portando alcun cucciolo con sé. Biden già in campagna elettorale aveva presentato più volte i suoi "migliori amici":
Let’s put dogs back in the White House. pic.twitter.com/7pBihksfXT
— Joe Biden (@JoeBiden) November 1, 2020
Champ e Major
Champ è stato regalato a Jill da Joe subito dopo le elezioni del 2008, dunque era già stato alla Casa Bianca. Arriva, guarda caso, proprio dalla Pennsylvania, lo stato che ha regalato a Biden la maggioranza dei grandi elettori. Major, invece, era stato adottato nel 2018 da Joe Biden dalla Delaware Human Association su suggerimento della figlia Ashley.
First Dogs famosi
Almeno 30 presidenti hanno avuto cani, a iniziare da George Washington e molti di loro sono diventati "famosi": da Fala, l'amatissimo terrier di Franklin Delano Roosevelt a Millie la springer spaniel inglese di George Bush senior che meritò una parte in un episodio dei Simpsons. Trump è stato vicino ad averne uno ma poi ha rinunciato. Barack Obama, alle prese con problemi d’allergia, ha esitato un po' prima di portare alla Casa Bianca i due cani d’acqua portoghesi, Bo e Sunny, promessi alle figlie in campagna elettorale.
Millie, Buddie, Socks e gli altri
Potere e animali sono andati a braccetto a lungo. Doug Wead, membro dello staff all'epoca di George Bush senior, raccontò, che quando Millie portorì i suoi cuccioli, fu organizzato un evento, pianificato con la stessa cura di una vera e propria cena di Stato. Millie è stata il primo cane della Casa Bianca dell'era moderna, lo "strumento" che serviva a Barbara Bush per trovare una connessione con il popolo. L'ex 'first lady' ne fece addirittura un 'best seller', "Il libro di Millie", un volume di "memorie canine" il cui esempio fu prontamente seguito da Hillary nel 1998 con il libro per bambini dedicato a Buddy e al mitico gatto Socks che includeva non solo la dettagliata descrizione delle loro abitudini e le loro foto ma anche le lettere indirizzate a loro dai bambini.
Il "ruolo politico" degli animali domestici emerse anche dopo l'11 settembre quando, per un certo periodo la Casa Bianca fu interdetta alla visite. All'epoca, l'amministrazione Bush jr fece circolare alcuni video e in particolare le "Barney Cam", una serie di clip che mostravano le scorribande del piccolo terrier scozzese, Barney, nella residenza presidenziale. Nulla a che vedere per altro con il vero e proprio status da 'star' acquisito dal Bo degli Obama, protagonista di 'show' televisivi e video promozionali.
Ma la storia dei 'pet' alla Casa Bianca risale davvero lontano nel tempo, ben prima di Misty Malarky Ying Yang, il gatto siamese della famiglia Carter o anche di Macaroni il pony appartenuto ai Kennedy che, per altro, tenevano di tutto: cani, gatti, uccelli, criceti e un coniglio di nome Zsa Zsa. Secondo il sito del Museo degli Animali domestici presidenziali, Martin Van Buren, ottavo presidente degli Stati Uniti dal 1837 al 1841, aveva un paio di cuccioli di tigre che poi donò allo zoo e John Quincy Adams, il sesto presidente dal 1825 al 1829, un alligatore.
I trovatelli
Se Major sarà il primo cane adottato da un canile ad arrivare alla Casa Bianca, va detto che non è il primo "trovatello" a incarnare la versione "canina" del "sogno americano" . Il cane di Abraham Lincoln, per esempio, un meticcio di nome Fido, è stato salvato mentre vagava nella sua città natale di Springfield, Illinois. E il cucciolo preferito del presidente Lyndon B. Johnson, Yuki, era stato abbandonato dal suo proprietario in una stazione di servizio e salvato dalla figlia del presidente, Luci, il Giorno del Ringraziamento del 1966. Lyndon Nugent, nipote del presidente Johnson, ha dichiarato: "Il cane preferito di LBJ condivideva un legame molto significativo che personificava lo spirito americano: solo in America un povero ragazzo di Johnson City poteva finire alla Casa Bianca".
Anche per Major, è stato fondamentale l'intervento di una figlia, in questo caso Ashley Biden. Il cane era stato portato dai proprietari da un veterinario di Wilmington dopo aver ingerito materiale tossico insieme ad altri cuccioli, poi abbandonati lì dopo aver saputo delle spese da sostenere per le cure. Il dottore aveva chiesto alla Delaware Humane Association (DHA), un piccolo rifugio per animali, di fare un "appello alla comunità" per raccogliere i fondi necessari a coprire i costi, prontamente diffuso sui social media. Lì l'aveva visto la figlia di Biden che aveva girato la segnalazione ai genitori. Qualche mese dopo, Major divenne un membro ufficiale della famiglia.